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TERRITORIO

330 anni dal Terremoto del 1693

 

Perchè ci sono due Ragusa?

 

Spesso i nostri ospiti ce lo chiedono. Tutta colpa - o merito, direbbero i ragusani du susu (della zona superiore) e di un terremoto, passato alla storia come “u terremotu ranni”.

Nel 1693 la Sicilia, in particolare il Val di Noto, fu scosso da un violentissimo evento sismico, il secondo mai registrato sulla penisola italiana. L’epicentro della prima scossa, quella del 9 gennaio, fu registrato vicino Augusta. Ma solo due giorni dopo, più di 1000 scosse avrebbero raso al suolo quest’angolo di Sicilia, distruggendo oltre 50 centri urbani, causando innumerevoli perdite umane, ma anche per il patrimonio artistico e culturale.

Così anche i diffusi esempi di architettura in stile Gotico Chiaramontano — tipici della zona — sparirono quasi del tutto; sono rimasti fortunatamente alcuni splendidi esempi, come la chiesa di Santa Maria delle Scale a Ragusa e l’antico portale di San Giorgio a Ibla.

La forza e la stoicità del popolo siciliano, sostenuto da una profonda fede nel divino, hanno fatto sì che a questo evento disastroso seguisse una ripresa inimmaginabile. Gli abitanti del Val di Noto, trovarono le risorse  per ricostruire ad arte tutto il loro patrimonio, donandogli un nuovo volto ricco, sinuoso ed elegante, in perfetto stile barocco.

Grandi e scenografiche composizioni architettoniche, facciate e mascheroni decorati con forza ed eleganza caratterizzano il patrimonio urbanistico del Ragusano e di tutti i luoghi colpiti dal “terremotu ranni”, dal 2002 anche patrimonio dell’UNESCO.

Maestosi edifici come il Duomo di San Giorgio a Ragusa Ibla sono disseminati in tutto il territorio, ricordandoci la grande rinascita di un popolo che non si è lasciato abbattere.

Incredibile è l’Italia: e bisogna andare in Sicilia per constatare quanto è incredibile l’Italia.

(Leonardo Sciascia)

>> Ragusa - Chiesta di Santa Maria delle Scale: si viene qui per godere di una delle viste mozzafiato di Ragusa ma anche per compiere un viaggio nel tempo in una Sicilia del quindicesimo secolo, fatta di architettura gotica, successivamente quasi del tutto scomparsa dopo il terremoto del 1693. 

>> Modica:  la grandiosa architettura barocca del Duomo di San Giorgio invece è un esempio suggestivo della ricostruzione del Val di Noto dopo il tragico terremoto, un inno alla rinascita.

La fede e la rinascita, le due Ragusa

Ragusa fu una delle città più colpite dal terremoto e i cui connotati cambiarono non poco dopo la ricostruzione. Alcune città, come Modica, vennero ricostruite nello stesso luogo, altre si spostarono più a Valle (Scicli) e altre come Note risorsero in posti diversi.

Ma a Ragusa ci fu una “sciarria” (traduzione letterale: rissa, litigio violento).

Fino al 1693 la città sorgeva esattamente in corrispondenza dell’odierna Ragusa Ibla, il catastrofico evento smosse non solo le fondamenta di case e monumenti ma anche gli animi degli abitanti.

Ragusa aveva due chiese maggiori, sede delle due principali confraternite, entrambe con funzione di guida spirituale per due diverse “fazioni” della città.

La comunità della chiesa di S. Giovanni era in gran parte costituita da cosentini trasferitisi grazie a Ruggero Il Normanno, anche detti “massari”, e di cui facevano parte anche i nuovi borghesi.  La comunità dei “sangiorgiani” invece, legata alla chiesa di S. Giorgio, comprendeva i nobili ragusani e tutti coloro che vi gravitavano intorno.

Le due fazioni erano divise da antica e persistente rivalità che trovò un nuovo fronte di battaglia proprio nella ricostruzione della città. I “sangiovannari” videro un’occasione per riscattarsi e così riedificarono una nuova e autonoma città sul vicino pendio di Monte Patro, dove venne poi rifondata anche la nuova chiesa di S. Giovanni.

Dopo anni di diatribe alle fine i due comuni vennero uniti, nel 1927, quando Ragusa divenne provincia; il patrono della città rimase S. Giovanni, ma Ragusa inferiore ottenne di mantenere S. Giorgio come suo particolare patrono di “quartiere”.

La ricostruzione del Val di Noto dopo il 1693, ha dell’incredibile. In Europa vi sono stati altri cataclismi distruttivi quasi della stessa portata ma la qualità della ricostruzione architettonica e urbanistica avvenuta in Sicilia sono un caso unico e strabiliante.  L’esperienza della tradizione si rinnova e si rigenera grazie a nuovi modelli, lo spazio urbano si riconfigura — anche in senso antisismico — e trova una nuova estetica, nuovi edifici e nuove città per rinascere.

Oltre alla grande conoscenza e la capacità di rinnovarsi, quello che stupisce molto del popolo siciliano è la fede profonda di questo popolo: il sacro è stato motore della rinascita datata l’11 gennaio 1963.

“Forse tutta la cristianità […] non possiede altro santuario che sia addobbato e venerato in modo più ingenuo e commovente.”

W. Goethe

>> Le scale: i 242 scalini che uniscono Corso Italia — a Ragusa superiore — e Ragusa Ibla, regalano non solo un panorama mozzafiato a qualsiasi ora del giorno, ma sono il simbolo di una ardua riunificazione. Dobbiamo però a questa rivalità tra “massari” e “sangiorgiani” l’aspetto unico e mozzafiato della Ragusa di oggi, composta da quelle che erano due città rivali.

 

CREDITS

foto Stampa terremoto 1693

credits: immagine di archivio 

foto Portale San Giorgio Ragusa Ibla

credits: https://www.flickr.com/photos/lorenzinhos/117259101/sizes/l/

foto Festa Religiosa S. Giovanni

credits: https://www.typicalsicily.it/sicilia/Elenco/festa-religiosa-a-ragusa-festa-s-g-battista/

foto Ragusa

credits: @mario_vacirca presa da https://sognoitaliano.nl/2019/08/17/ragusa-ibla-barok-juweel-van-zuid-sicilie/

DIARIO

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01/11